Smart working alle Isole Canarie

Isole Canarie: la cultura Smart che batterà la crisi

Quando si parla di Isole Canarie subito si pensa al mare, alle spiagge, al turismo.

È vero che attualmente il turismo costituisce una fetta importante dell’economia locale, quantificabile in circa un terzo del PIL; ed è altrettanto vero che lo stesso settore assorbe ben il 40% dell’occupazione, un dato non certo trascurabile agli occhi di chi osserva l’economia o di chi addirittura ne pianifica l’evoluzione futura.

Il turismo qui è un settore talmente importante che una buona fetta della popolazione è convinta che costituisca fino al 90% dell’economia. Dato ovviamente (e fortunatamente) errato.

Non voglio parlare di progetti Smart nello specifico in questo articolo, ma semplicemente richiamare l’attenzione sul ruolo che la filosofia “Smart” ricopre nelle politiche di sviluppo dell’arcipelago canario e dell’Europa più in generale.

Per chi non lo sapesse, le tecnologie Smart sono tutte quelle tecnologie in grado non solo di migliorare significativamente i processi di business, ma di abilitarne di nuovi favorendo nel contempo sia un miglioramento della qualità della vita delle persone coinvolte che la sostenibilità dell’ambiente in cui vengono introdotti.

Ma tornando alla nostra riflessione sulla filosofia Smart, è bene tenere presente che ogni buon investitore tiene gli occhi sempre ben aperti sui settori che stanno più a cuore alla politica, per tre ragioni principali:

  • le leggi tenderanno a “facilitare la vita” di chi deciderà di investire in quei particolari settori;
  • la fiscalità premierà quella particolare categoria di investimenti;
  • i finanziamenti (siano essi a tasso agevolato, garantiti o a fondo perduto) si concentreranno proprio in quelle aree.

A ciò si aggiunga che le Isole Canarie, in quanto zona ultra-periferica UE, sono destinatarie privilegiate di consistenti finanziamenti da parte dell’Unione Europea la quale annovera, tra i suoi principali obbiettivi, proprio lo sviluppo delle economie più deboli e periferiche.

Il risultato è che mentre gli occhi dei più pigri rimangono puntati sul (pur importante, sia chiaro) 30% di economia prodotta dal turismo, qui alle Canarie se ne sta sviluppando una consistente fetta del rimanente 70% a suon di incentivi e di finanziamenti, con una particolare attenzione negli ultimi anni proprio a progetti tecnologici innovativi e Smart economy.

E ora veniamo alla crisi scatenata dal lockdown, alle Canarie ma non solo.

Il lato della medaglia relativo all’impatto dettato dal crollo del turismo (comunque temporaneo, fino a prova contraria) lo hanno già commentato tutti: cerca su Google e troverai migliaia di articoli sull’argomento.

Io qui voglio parlare dell’altra faccia della medaglia, vale a dire delle opportunità che il cambiamento in atto sta aprendo a chi ha la capacità e la voglia di vedere oltre all’evidenza dei fatti, dei quali a questo punto più o meno chiunque è ormai al corrente.

Mi riferisco in particolare al fatto che molti degli incentivi che negli anni passati hanno determinato lo sviluppo economico delle Isole Canarie verranno riaperti o potenziati, proprio per far fronte a questo crollo ed al suo relativo impatto sia sul PIL che sull’occupazione.

A questo si aggiunga un fenomeno che si sta registrando (ancora non ho trovato dati ufficiali, appena disponibili li pubblicherò) a seguito del diffuso remote working forzato degli ultimi mesi: molte aziende in Europa e nel mondo si stanno rendendo conto che non è necessaria la presenza fisica di molte figure professionali, che in futuro non rientreranno dunque a lavorare presso gli uffici ma completeranno il processo di trasformazione della propria attività lavorativa in modalità Smart working.

Cosa ha a che vedere ciò con le Isole Canarie?

Semplicemente che molti lavoratori nordici (tedeschi, olandesi, norvegesi e svedesi in primis), non avendo più il vincolo della presenza fisica nel proprio Paese di residenza, stanno già scegliendo proprio la Spagna come soluzione privilegiata per poter godere, anche stagionalmente, di un buon mix in termini di clima e qualità dei servizi.

A segnalare questo fenomeno è l’associazione di categoria degli agenti immobiliari della Provincia di Alicante (dove la comunità nordica è radicata da decenni), ed è più che ragionevole pensare che la tendenza si estenderà a tutta la costa spagnola e alle principali isole degli arcipelaghi delle Baleari e delle Canarie.

Insomma, per investitori ed imprenditori alle Isole Canarie di carne al fuoco per i prossimi mesi pare ce ne sia parecchia: lo studio di Canarie Consulting Investimenti ha già iniziato a registrare richieste in questo senso e siamo pronti a scommettere che non finirà tutto in un fuoco di paglia.

Lo sviluppo di progetti Smart e di investimenti immobiliari rivolti a questo nuovo tipo di clientela occupano già il centro della nostra attenzione: contattaci senza impegno se desideri approfondire con noi queste nuove opportunità.

Marco Sparicio
analista mercati

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